VIAGGIO NEL SILENZIO
È in fondo alla valle, dove finisce la strada e comincia la neve, dove iniziano i sentieri di montagna che passano in Francia, dove abitano in pochi. D’inverno è dura, il sole sparisce troppo presto dietro le cime del Marguareis e in giro non s’incontra anima viva.
La Certosa di Chiusa di Pesio, a mezz’ora di macchina da Cuneo, ha una storia antica e strana, religiosa e profana. Fondata nel 1173 dal padre certosino Ulderico da Casale Monferrato, fu chiusa da Napoleone nel 1802 e poi trasformata a metà Ottocento in stabilimento climatico e idroterapico per la nobiltà e l’alta borghesia europea.
Principesse e uomini in tight trascorrevano le serate tra eleganti sale da gioco, sfarzosi saloni da ballo, esclusivi fumoir e luminose sale di lettura.
Allo scoppio della Prima guerra mondiale chiuse i battenti e sarebbe rimasta sepolta dalla neve se non fossero arrivati i missionari della Consolata nel 1934.
Una foto in bianco e nero ritrae un gruppo di novizi sulla cima del Marguareis a quota 2651, i volti sorridenti di chi ha il futuro negli occhi. Sì saranno fermati mille volte tra le colonne del chiostro maggiore e avranno parlato di San Bruno di Colonia, fondatore dell’ordine certosino. “Vieni a vedere, c’è un affresco al termine di di quel corridoio. più ci si avvicina e più il frate rimpicciolisce sullo sfondo di un cielo stellato, più ci si allontana e più diventa grande”.
Chiamato anche Brunone, divenne sacerdote a Reims nel 1061, poi si ritirò con alcuni compagni presso Grenoble, in un luogo montuoso, “deserto e di vasta solitudine, la Chartreuse, da cui il nome certosa e quello del nostro ordine”.
Il fiume Pesio corre non lontano dalle stanze del convento, gocciola e tintinna nel bosco, scandisce il silenzio, qui dove finisce la strada, tra ghiaccio, foglie secche e torrenti di cristallo.
Padre Ermanno Savarino, un amico libero come può esserlo un libro, occupato “a complicarsi meravigliosamente la vita nell’incontro con gli altri”, impegnato a “inventarsi un quotidiano significativo“, è al lavoro nello studio. Sul leggio del pianoforte gli esercizi di Hanon, tra gli scaffali un’edizione Einaudi, Poesie di Dio, con i famosi versi di Montale, “Non chiederci la parola che squadri da ogni lato l’animo nostro informe…Codesto oggi solo possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”, e quelli di Donata Doni, “Non sappiamo che dirti trascurate preghiere, o lanciarti il grido dell’anima, della carne ferita. Insegnaci le parole del silenzio.”
Alla Certosa si vive anche di sottrazioni, di mancanze, di assenze, di silenzi che raccontano che cosa è importante e che cosa non lo è.
Qui non si sta sotto la grandine digitale, così la notte le stelle sono più vicine.
11 Marzo 2023