Emilio Gadda in Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (1) scrive: “Le inopinate catastrofi non sono mai la conse guenza o l’effetto che dir si voglia d’un unico motivo, d’una causa al singolare: ma sono come un vortice, un punto di depressione ciclonica nella coscienza del mondo, verso cui hanno cospirato tutta una molteplicità di causali convergenti. Diceva anche nodo groviglio, o garbuglio, o gnommero, che alla romana vuol dire gomitolo”. Negare a una città la possibilità di essere una città accogliente, intelligente, appassionata, è un “obiettivo” che può essere perseguito per anni, anzi per decenni. Antonio Fraschilla in Grandi e inutili (libro sulle opere pubbliche e sulle infrastrutture italiane mai terminate o abbandonate) sottolinea: “L’incompiuto che narriamo in questo volume ci dà la sensazione di un degrado profondo che ha a che fare, senza voler esagerare con la violenza” (2). E nelle pagine finali intervista Ivan Lo Bello, vicepresidente nazionale di Confindustria, che aggiunge: “Da tempo il Paese si è fermato ed è cresciuta a dismisura una struttura amministrativa e burocratica in cui un piccolo veto, anche marginale, basta per bloccare tutto. Mala burocrazia, quindi, ma non solo. La politica ha fatto la sua parte prestando il fianco a una logica clientelare e affaristica che ha fatto da padrone dagli anni Ottanta a oggi” (3). Il Nordest e Conegliano non sono sfuggiti al fenomeno delle opere incompiute e della pessima gestione della res publica. In questo piccolo centro di trentacinquemila anime, una volta chiamato “La perla del Veneto”, dal 1985 ai nostri giorni ne sono successe di tutti i colori. Vicende incredibili che forse meritano una breve passeggiata. Appena usciti dalla stazione ferroviaria di Conegliano, sulla destra c’è un parcheggio, e poi una strada, la Colombo Est lunga 150 metri che porta nel nulla. E accanto alla strada un condominio abbandonato. Se andate a sinistra, invece, dopo il sottopassaggio incontrate una strada piena di buche che porta in un parcheggio circondato da una rete. Oltre quella rete c’è il capitolo buio dell’area Zanussi: un’enorme ferita al ventre della città che da trent’anni uccide ogni possibilità di sviluppo urbanistico. Fino a oggi ha polverizzato decine di milioni di euro. In alternativa, andate dritti, verso la Scalinata degli Alpini, e poi da Piazza Cima raggiungete il Castello: vi meraviglierete delle condizioni in cui si trova il lato nord delle mura carraresi. I danni di un’Amministrazione che non si occupa o si occupa male di paesaggio, salute e cultura, sono incalcolabili. Sempre dalla stazione, con la voglia di camminare una mezz’oretta, potreste spingervi in periferia, direzione sud, in via dei Ciliegi, e ammirare un centro polifunzionale mai inaugurato e già rovina. Oppure scoprire le inquietanti storie dell’ipermercato Conè, del Palazzetto dello sport, della società di smaltimento rifiuti Econ, di un forno crematorio fantasma, che invece di bruciare salme ha bruciato soldi, di una scuola costruita lungo una circonvallazione, di una biblioteca bugigattolo.
Introduzione a Una città rubata, ed. Streetlib